C’era una volta una tenera principessina che si chiamava Victoria.
Lei era convinta che le favole prima o poi si avverino, e che le principesse siano destinate a vivere per sempre felici e contente.
La piccola credeva nella magia dei desideri, nel trionfo del bene sul male e nell’amore che vince ogni cosa: le sue convinzioni si basavano infatti sulla saggezza delle favole.
Victoria sposerà il suo Principe Azzurro conosciuto nella biblioteca dell’Università Imperiale ed andrà a vivere con lui in un bellissimo castello.
Victoria si accorgerà che il continuo della sua favola non sarà esattamente come quello che si era sempre immaginata da piccola.
Victoria il cuore pieno d’amore e, purtroppo, lo dona alla persona sbagliata.
Il Principe Sorriso distrugge con il suo rancore e la sua rabbia tutto ciò che di bello lo circonda.
Victoria assaporava ogni sua parola, e gli credeva con tutto il cuore.
La scintilla nei suoi occhi le faceva battere più forte il cuore e tremare le ginocchia, e si scioglieva tra le sue braccia, dicendo: “Mio adorato Principe azzurro, grazie al cielo sei tornato!
E il ricordo dello suo sguardo gelido scivolava via dalla sua mente come se non fosse mai esistito.
Farla soffrire era per lui motivo di grande piacere, oltre che un compito che gli riusciva incredibilmente bene: conosceva infatti tutte le intime cose che la principessa aveva confidato e i suoi pensieri più intimi, oltre che le paure e i sogni che racchiudeva in sé, e imparò a usarle con maestria per ferirla.
il Principe, riemergendo da una delle sue crisi di cattiveria la supplicava:
Senza il tuo aiuto non potrò mai farcela. Tu sei molto più esperta di me in queste cose.
Se mi ami davvero, scopri come liberarmi.
Victoria soffre e non capisce perché una cosa tanto bella, come l’amore, possa darle un dolore così profondo.
Victoria si fa mille domande e non trova le risposte.
Un giorno, durante l’ennesimo pomeriggio di solitudine va con Vicky (la sua parte irrazionale) a cercare il suo amico
Doc
Con lui vuoleva parlare del suo problema con il Principe Sorriso, che troppo spesso diventa cattivo e collerico.
«Doc, vorrei tanto che tu fossi qui» esclamò Victoria ad alta voce.
«Sei l’unico che possa aiutarmi!»
Delusa, rimase seduta a guardare il cielo che diventava sempre più scuro.
A un tratto apparve la prima stella, luminosa e brillante.
«Esprimi un desiderio» le suggerì Vicky.
«No, si sta facendo tardi. E poi, non servirebbe a nulla perché Doc non
c’è.»
«Scommetto che se esprimi un desiderio, lui arriverà subito. Ti prego,
Victoria, provaci...»
«E va bene» cedette, alzando gli occhi verso l’astro.
Stella lucente, stella luminosa sei la prima che vedo stasera, così radiosa.
Ti prego, fa’ che il mio sogno si avveri,
ascoltami e realizza i miei desideri.
Chiuse gli occhi e desiderò con tutte le sue forze che Doc apparisse, poi
attese e attese, ma non accadde nulla. Si lasciò quindi cadere a terra,coprendosi il
volto con le mani.
Un attimo dopo sentì la musica del banjo, e la voce che aveva tanto aspettato
Ho sentito che hai espresso un desiderio e così sono arrivato da lontano.
Se lasci volar via i tuoi sogni, ecco che per magia si realizzano!
«Doc!» strillò, saltando in piedi e correndogli incontro. «Sei davvero tu!
Ho guardato sull’albero, ma non ti ho visto!»
«Sono molte le cose che non vedi.»
«Ne vedo mille altre: te, il tuo cappello di paglia e il banjo, l’albero, il cielo
e la stella che ha esaudito il mio desiderio.»
«Ci sono cose che occorre vedere ma che gli occhi non sono in grado di
percepire» le spiegò Doc.
«Ti riferisci forse al fatto che esprimere un desiderio permette di realizzare
un sogno?»
«Se fosse vero, per quale motivo tutti i tuoi desideri non hanno annullato
il sortilegio che ha colpito il principe?»
«Come fai a conoscere questa storia?»
«Me l’ha raccontata un uccellino. A dire il vero, è stato un intero stormo di
tuoi amici alati a raccontarmelo.
Si sono rivolti a me per un consulto quando hai smesso di cantare: avevano il
cuore così pesante che quasi non riuscivano a volare.»
«So cosa significa... voglio dire, so benissimo cosa si prova ad avere il
cuore pesante» aggiunse la principessa con un sospiro.
«Se solo riuscissi a trovare il modo di eliminare il maleficio, sarei di nuovo felice e
tornerei a cantare con gli uccellini, e a questo mondo andrebbe tutto bene.
Devi aiutarmi, Doc. Io ho provato di tutto, ma non ha funzionato niente.»
«Hai ragione, non funziona niente.»
«Ero sicura che tu avresti escogitato qualcosa che a me non era venuto in
mente.»
«E infatti so cosa occorre: il nulla.»
Victoria meditò sulle parole di Doc, arricciando il nasino.
«Questo significa non fare niente?»
«Esatto. Il nulla è qualcosa che non hai ancora tentato.
Devi smettere di fare qualunque cosa e cominciare a non fare e non dire
nulla: niente spiegazioni o difese, non sistemare la situazione, non
implorare, chiedere scusa,minacciare, preoccuparti o restare alzata di
notte a pensare, programmare ed elaborare. Hai capito?»
«Ma io non posso restare senza fare nulla!»
«E invece in questo modo farai davvero qualcosa, e aiuterai il principe
standogli alla larga.»
«Questa non è una cosa molto bella da dirsi» ribatté lei indignata. «Io sto
solo cercando di aiutarlo.»
«Perdonami, non volevo offenderti, ma il principe è troppo occupato a
cercare di capire cosa non va in te per sforzarsi di vedere cosa non funziona
in lui.
Se tu non fai nulla, è probabile che si accorga che lui sta facendo
qualcosa.»
«Non posso fare a meno di cercare di aiutare il principe. Che ne sarà di
lui?»
«Che ne è stato di lui con tutto quello che hai detto e fatto finora?
E che ne è stato di te?»
«Mi ha chiesto di aiutarlo!»
«Il fatto che qualcuno ti chieda aiuto non è una ragione sufficiente per
concederlo, e spesso aiutando si finisce per fare del male.»
La principessa si premette i palmi delle mani sulle tempie per placare la
confusione che le regnava in testa: Vicky stava infatti diventando sempre
più agitata.
«Ma noi dobbiamo aiutarlo!» sbottò Vicky. «Se Victoria riuscisse a capire
dove sbagliamo, potremmo modificare il nostro comportamento, e tutto
sarebbe diverso.»
«Guarda chi c’è... la piccola Vicky!» esclamò Doc. «Salve!»
«Ehi, come fai a conoscerla?» si intromise la principessa.
«Non possono certo avertene parlato gli uccelli!»
«I gufi sanno molte cose perché sono molto saggi.»
«Di solito parla solo con me, ma a volte grida così forte che la sentono
anche gli altri, e naturalmente pensano che sia io.
A volte capita anche a me... in effetti, lei è me, voglio dire, si confonde con me, e
io stessa non riesco più a distinguerci... È così difficile da spiegare!»
«Non è affatto necessario, principessa» la rassicurò Doc.
«Tutti hanno accanto qualcuno come Vicky. Il New Kingdom Journal di medicina
per idottori del cuore ha pubblicato numerosi articoli che spiegavano in maniera
esauriente questo fenomeno.»
«Davvero? E io che ho sempre creduto di essere l’unica...»
«Possiamo discuterne in un’altra occasione, in questo momento dobbiamo
tornare al problema in oggetto. Tu e Vicky dovete ascoltarmi con la
massima attenzione.»
«Io lo farò, ma non credo che Vicky ci riuscirà. Non le piace ascoltare,
soprattutto quando è così agitata.»
«Vedremo. Adesso venite qui a sedervi» ordinò Doc con un gesto dell’ala.
«Fino ad oggi avete sbagliato perché siete convinte di aver lanciato il
sortilegio che ha colpito il principe, e credete che se riusciste a trovare
l’elisir magico più indicato potreste annullarlo.»
«Sì, sì!» strillò Vicky. «Ci serve un elisir magico. Victoria però non riesce a
scoprire dove si trovi, anche se di solito se la cava benissimo a trovare le
soluzioni.»
«Questo accade perché l’unico che può compiere una magia che riguarda
il principe è il principe stesso.»
«Allora è tutto inutile, lui non ce la farà mai, è troppo stanco» gemette
Victoria.
«E invece può farcela» la corresse Doc. «La tua felicità non dipende però
dal fatto che lui ci riesca o meno.»
«Sì che dipende!» ribatté Vicky.
«Non c’entra per nulla.»
«Che cosa dobbiamo fare?» volle sapere Vicky.
«Nulla, come vi ho già detto prima... niente che abbia a che fare con il
principe o il sortilegio.
Siete però in grado di fare qualcosa per voi stesse.»
La principessa gli rivolse uno sguardo implorante, gli occhi colmi di
lacrime. «Non posso fare altro. Sono stanca morta. Tu sei un medico, non
puoi aiutarmi?»
«Sì, certo» le rispose il gufo, aprendo la valigetta nera e tirando fuori un
blocchetto per le prescrizioni.
Dopo averci scarabocchiato sopra qualcosa con la sua penna d’oca, strappò la
pagina e la porse alla giovane donna, che strizzò gli occhi colmi di lacrime cercando di decifrare la scrittura:
Nome: PRINCIPESSA VICTORIA.
Indirizzo: PALAZZO REALE
Prescrizione
La verità è la medicina migliore.
Ricorri a lei il più possibile,
con la massima frequenza.
Ricetta ripetibile all’infinito.
Firmato:
dottor Henry Herbert Hoot.
«La verità è una medicina?» chiese Victoria.
«Sì, la più forte e pura dell’intero universo, l’unica che può aiutarti.»
«Come posso trovarla?»
«Comincia con questo» le rispose Doc, che tornò a rovistare nella sua
valigetta, tirò fuori un libretto che aveva una deliziosa rosa rossa in
copertina e glielo porse.
La principessa abbassò lo sguardo e lesse: Una guida per vivere sempre felici
e contenti Per le Principesse che non ne possono più di essere sempre
stanche morte.
«Ecco quello che sogno... vivere per sempre felice e contenta!» esclamò
Victoria, stringendosi il libro al cuore.
«Tieni bene a mente che leggere il libro è solo l’inizio» l’avvertì Doc.
«Affinché le cose possano cambiare, tu stessa devi cambiare.»
«Io?» ribatté lei. «Ma è il principe a dover cambiare!»
«Questo deve deciderlo lui.»
«Cambierebbe più facilmente se potesse leggere il libro» azzardò Vicky.
«Victoria potrebbe sottolineargli in rosso le parti più importanti, in modo
che...»
«Finché continui a fare quello che hai fatto finora, continuerai a ottenere
quello che hai ottenuto» le spiegò Doc.
«Non devi più fare quello che non funziona.»
«Ma noi sappiamo cos’è giusto per lui meglio di chiunque altro» ribatté
Vicky.
«Devi scegliere di essere felice, e non di avere ragione.»
«Scegliere di essere felice?» ripeté Victoria.
«Sì. La felicità è una scelta.»
«In questo momento non riesco nemmeno a pensare di essere felice»
dichiarò la principessa.
«In compenso farei qualunque cosa per un po’ di pace e tranquillità.»
«Se ciò che dici è vero, principessa, sei sul punto di ottenerla. Devi però
cominciare dall’inizio. Adesso vai a leggere.»
«Ma...»
«Leggi il libro» ribadì in tono gentile Doc.
«E poi riprenderemo il discorso.»
«Sei sicuro che ti troverò qui quando avrò finito?»
«Sicuro come si può esserlo di qualunque cosa, principessa.
Io ho giurato di essere al servizio della vita.»
«Sono felice che tu sia apparso di nuovo nella mia» esclamò Victoria,
abbracciandolo con affetto.
Con il cuore colmo di una nuova speranza, tornò al palazzo dei suoi genitori;
non vedeva l’ora di rifugiarsi nella quiete della sua stanza per dedicarsi alla
lettura.
Mentre attraversava il vestibolo, scorse il re che aveva in mano una busta e
la stava agitando.
«L’ha appena portata un messaggero per te!»
La principessa scorse il suo nome, scritto di suo pugno dal principe.
Aprì elesse il contenuto, subito sopraffatta dalla tristezza:
Le rose sono rosse,
le violette sono blu.
Torna subito da me,
e insieme ce la caveremo.
Si precipitò in camera a raccogliere tutte le sue cose che infilò nella borsa
da viaggio, mettendoci sopra il libro, poi corse giù di volata e spiegò ai
sovrani che stava per tornare a casa, e che non avrebbero dovuto
preoccuparsi.
Per un breve istante prese in considerazione l’idea di confidare loro che era in
cura presso un esperto in faccende di cuore, ma si trattenne al pensiero di come
aveva reagito la regina l’ultima volta che aveva cercato di parlarle di Doc.
Mentre la carrozza si allontanava lungo il sentiero, la principessa tirò fuori
il libro e affrontò la prima pagina.
«Quand’è stata l’ultima volta che ti sei guardata in uno specchio e ti è
venuta voglia di ballare?» cominciava.
«E l’ultima volta che hai intonato una canzone, attirando gli uccelli che si
posano sugli alberi per cinguettare con te?
E l’ultima volta che un vaso di rose rosse ti ha colmata di gioia?»
Le parole le si confusero davanti agli occhi a causa delle lacrime.
L’ultima volta che... Victoria non riusciva proprio a ricordare.
Una Guida per vivere sempre felici e contenti
Concentrata nella lettura della Guida, la principessa ebbe l’impressione che
la carrozza si fosse fermata solo pochi secondi dopo la partenza.
Incapace di staccare gli occhi dalla pagina, scese e si avviò verso il palazzo,
sempre con il libro in mano, tenendo il segno con il dito.
Il cocchiere lasciò la sua borsa da viaggio sul pavimento dell’atrio.
Nell’aria aleggiava un inconfondibile profumo di rose. Victoria alzò lo
sguardo e vide che i vasi di cristallo posti sui piedistalli di marmo ai lati
dell’entrata contenevano decine di rose rosse appena recise.
«Guarda, le ha colte per noi!» esclamò Vicky. «Sta migliorando!»
«Forse, ma può darsi che lo abbia fatto solo perché ha paura che lo
abbandoniamo.
Sai benissimo che si comporta meglio quando teme che ce ne andiamo,
ma i suoi sforzi non durano mai a lungo.»
«E invece ti dico che ci ama ancora! Questi fiori lo dimostrano.»
«Vicky, adesso non ho affatto voglia di discuterne» tagliò corto la
principessa, ansiosa di riprendere la lettura.
Sollevata all’idea che il marito non fosse in casa, corse in camera e si lasciò
cadere sull’enorme letto di ottone. Colpita dall’intenso aroma che aleggiava
nell’aria, sbirciò il vaso sul ripiano della toeletta, e scoprì che anche quello
era pieno di rose rosse.
Nei giorni seguenti, la principessa portò sempre con sé il libro, e appena
possibile ne leggeva una pagina o anche un solo paragrafo.
Era come se la Guida fosse stata scritta apposta per lei.
Sottolineò in rosso le parti più importanti, ed era così abituata a fare tutto per il
principe che doveva ricordarsi in continuazione che stavolta lo stava facendo per
se stessa.
«Le parole possono colpire con la stessa intensità di un pugno: cerca quindi
di stare alla larga» diceva il capitolo tre, intitolato Liti infuocate e Silenzi di
ghiaccio.
E infatti, anche se erano invisibili lei aveva su di sé le cicatrici che dimostravano
l’esattezza di tale affermazione.
Leggere quel libro non fu affatto facile; a volte doveva tornare quattro o
cinque volte sulla stessa frase prima che le parole avessero un senso;
La principessa si sforzava di tenere a mente la sua nuova politica
imperniata sulla mancanza di interventi di qualunque tipo, e nei momenti in
cui non doveva assolutamente parlare si sosteneva immaginando di avere
un cerotto sulla bocca.
Si ripeteva spesso tra sé le parole di Doc: Affinché le cose cambino, sei tu
che devi cambiare.
Si impegnò quindi al massimo per riuscirci.
A un certo punto si rese conto che non stava più trascorrendo ogni singolo
momento della sua giornata aiutando il principe a liberarsi del maleficio, e
nemmeno a cercare di spiegarsi o di ragionare con lui.
Tentò di smettere di preoccuparsi per come sarebbe stato ogni sera al suo
rientro, pianificando che cosa dire e fare se lui avesse detto o fatto una cosa
o l’altra, e stando particolarmente attenta a non dire, fare, pensare o provare
nulla in grado di suscitare la sua ira.
Scoprì che non fare e non dire nulla, per quanto fosse difficile, le risultava molto
più facile che non pensare o sentire .nulla
Con il passare del tempo, ogni momento vuoto pareva opprimere sempre di più le
sue mani, la mente e il cuore. Consultò la Guida in cerca di consiglio, e vi trovò
scritto che era del tutto normale che una persona sul punto di cambiare attività si
sentisse piena e svuotata al tempo stesso; suggeriva inoltre di sostituire il
vecchio lavoro che consisteva nel focalizzarsi sul principe con nuovi compiti
incentrati invece su lei stessa.
Giorno dopo giorno si ostinava a fare acquisti, fino alla sera in cui si arrese:
rimasta chiusa per puro caso all’interno dell’emporio, non se ne dispiacque
affatto, e solo allora si rese conto di quanto fosse divenuta sterile e priva di
significato la sua esistenza, e di come lei stessa fosse ormai inerme e priva
di speranza.
Il giorno dopo sfogliò frenetica la Guida, cercando un suggerimento sul da
farsi, e si imbatté nella sezione intitolata Eliminate le emozioni e i pensieri
dolorosi mettendoli per iscritto».
afferrò allora la penna e si mise a
scrivere tutto il tormento che percepiva, riempiendo una pergamena dopo
l’altra, gemendo e piangendo così tante lacrime che l’inchiostrò scese in
minuscoli rivoletti lungo i bordi delle pagine.
Da quel giorno, Victoria prese l’abitudine di leggere, rileggere, meditare e
ponderare quotidianamente varie sezioni della Guida. Spesso le capitava di
aprire il libro a caso e di trovarsi davanti l’esatta informazione di cui aveva
bisogno, che pareva essersi fatta avanti per darle una mano.
«La felicità è una scelta» diceva uno di quei messaggi.
Dopo aver effettuato una scelta, esercitati a essere il più possibile felice,
anche se devi far finta di esserlo fino a quando non lo sarai davvero».
Seguiva poi un’ampia spiegazione del modo in cui i pensieri seguono le
azioni e le emozioni derivano dai pensieri.
Dopo aver preso in attenta considerazione ciò che aveva letto, le venne
un’idea.
Si affrettò quindi a stracciare la vecchia lista di cose da fare e ne redasse una
nuova.
Per prima cosa avrebbe dovuto tornare a occuparsi delle proprie responsabilità
reali, messe da parte quando aveva iniziato a dedicare tutto il suo tempo al
principe.
Si offrì quindi di dirigere la recita annuale dei bambini all’Orfanotrofio reale, e si
iscrisse a un corso di composizione floreale presso l’Università Imperiale.
In genere doveva farsi forza per presenziare, ricorrendo alla sua capacità di
sorridere esteriormente anche se dentro di sé piangeva e continuando a ripetere
a se stessa: «Fingi fino a quando non lo sarai davvero, fingi fino a quando non lo
sarai davvero...».
Ben presto riprese a cucinare alcune delle sue ricette preferite, e fece del
suo meglio per gustarsele, anche se il principe appariva puntuale
all’ora di cena, deciso a rovinarle la serata.
Pian piano cominciò a essere meno tesa e a non aspettarsi solo guai e
dispiaceri, e trascorse più tempo pensando ad altro, non solo a se stessa e ai
suoi problemi.
Un pomeriggio, mentre preparava gli ingredienti per le fettuccine ai
broccoli con salsa di pistacchio sentì un suono armonioso che le mancava
da tempo immemore: era la sua stessa voce... Victoria aveva ricominciato a
canticchiare!
In seguito a quell’episodio riprese ad avere cura di se stessa.
Ma più sicurava di sé e meno prestava attenzione alle sfuriate del principe, più lui
si arrabbiava.
«Tu non mi ami più» le urlò un giorno, fermo sulla porta del soggiorno,
mentre lei era intenta a ritagliare alcune ricette dalla sezione del Kingdom
Times dedicata alla cucina.
Victoria si ricordò di mantenere la calma e di non farsi coinvolgere in una
rissa verbale che l’avrebbe lasciata a pezzi per giorni e giorni, come se
fosse stata investita da una carrozza.
«Mi dispiace molto che tu abbia questa impressione» gli rispose in tono
leggero, seguendo i suggerimenti della Guida.
«Oh, oh» la prese in giro il marito, avvicinandosi. «Tutto qui quello che hai
da dire? Un tempo blateravi un sacco di cose.»
«Non voglio litigare con te» si azzardò a rispondergli.
«Perché no, Signorina Perfettina? Hai paura di perdere?»
Come avevano potuto ridursi così? Pur rendendosi conto di commettere un
errore, non riuscì a trattenersi e gli chiese: «Quando sono diventata il
nemico?»
«Non saprei, forse il giorno in cui hai iniziato ad aiutarmi.»
«Ma sei stato tu a chiedere il mio appoggio, mi hai supplicata di...»
«Non è affatto vero! Non ho mai chiesto il tuo aiuto, e non l’ho mai
voluto.»
Victoria venne assalita dalla solita sconcertante confusione.
«Secondo te, mi stavi dando una mano? E a far cosa, a cambiare perché non
sono abbastanza bravo per te?»
«Non è giusto» si difese la giovane donna. «Io ti amo, sento la tua
mancanza, voglio che ritorni... che noi due ritorniamo.
Non ho idea di ciò che sta succedendo.
Che cosa devo fare per comunicare con te?»
«Tu non mi ami, e con ogni probabilità non mi hai mai amato.
Volevi il principe dei tuoi sogni, e non quello con cui ti sei ritrovata.»
«Ma io lo avevo... eri tu... tu eri come volevo che fosse il mio principe,
almeno fino a quando il sortilegio malefico non si è impadronito di te.»
«Non vuoi proprio ascoltarmi: ti ho già detto che quel principe è morto, ma
tu ti rifiuti di crederci.»
«Non posso farne a meno. So che è ancora lì dentro, e di tanto in tanto lo
vedo, lo sento.
«Hai sempre fatto fatica a credere alla verità, anche quando la vedevi
con i tuoi stessi occhi. Guardami» le ordinò, afferrandole con violenza il mento
e attirandola verso di sé.
«Guardami bene: quello che vedi è ciò che hai, ed è chiaro che non ti va a
genio.
Tu non mi ami, non mi sopporti.
Ho una bella notizia per te: non ti sopporto neanch’io!
Che ne dici, Signorina Perfettina, Sua Scocciatrice Reale...»
Confusa, si diresse verso la porta del soggiorno, ma il principe le tagliò la strada,
bloccandole il passaggio. «Dove credi di andare?» tuonò.
Con il cuore che le batteva all’impazzata, sussurrò: «Io... non saprei... da
un’altra parte... voglio dire...»
«Non ho ancora finito con te!»
«Ho già sentito abbastanza. Non ce la faccio più.»
«Decido io quando hai sentito abbastanza» urlò, afferrandola per un braccio.
«Lasciami, mi fai male... lasciami andare!»
Il principe le lanciò un’occhiataccia e strinse ancora più forte.
«Ti prego, lasciami andare» lo implorò, cercando di liberarsi dalla sua presa
di ferro.
Lui la mollò di scatto, facendola finire a terra.
«Vuoi andartene? Vai pure!»
Victoria sceglierà di fare scelte per il proprio benessere, pur se difficili.
Fuggì poi dalla stanza, percorrendo di corsa il corridoio che portava
all’entrata del palazzo, mentre il principe non smetteva di insultarla:
«Tu e i tuoi grandi sogni! Non meriti di vivere felice e contenta.
Mi hai sentito? Non te lo meriti!»
Victoria va a cercare Doc
«Ho bisogno di te!
Non so proprio cosa fare, non funziona niente,
anzi, il niente non funziona... voglio dire... ho cercato così tanto, ma non è
servito... meglio lasciar perdere...»
«Credimi, invece di lasciar perdere è meglio saper accogliere!»
«Cosa vorresti dire?»
«Che occorre lasciar perdere il senso di impotenza e accogliere lo spirito
di accettazione.»
«Accettazione?»
«Sì... accetta tutte le cose che non puoi cambiare.»
Victoria ci pensò sopra per un momento. «Questo significa forse che non ho
altra scelta, e devo quindi accettare il principe e tutte le cose orribili che mi
dice, oltre al fatto che mi fa sempre piangere, tremare e avere lo stomaco
sottosopra?»
«Anche se una persona può scegliere in vari modi, non ha la possibilità di
cambiare qualcun altro» dichiarò il gufo.
«Adesso lo so! Quali altre opportunità mi restano?»
«Puoi scegliere di non reagire alle cose che dice e fa; di condurre la tua
esistenza nel miglior modo possibile, all’insegna della felicità, accettando
l’idea che lui continuerà a dire e fare tutto quello che dice e fa.»
«È proprio quello che ho cercato di mettere in pratica sin da quando mi hai
raccomandato di non fare nulla, e mi hai dato da leggere la Guida.
Ma non ci riesco sempre, nemmeno se mi metto le mani in tasca per ricordarmi
che non devo intromettermi o se immagino di avere un nastro adesivo sulla
bocca per rimanere zitta...
Mi sento sempre minacciata da un’enorme nube oscura, anche quando mi occupo
delle mie responsabilità reali, dirigo la recita dei bambini all’orfanotrofio, sistemo
i fiori durante le lezioni all’università o cucino una delle mie ricette preferite.»
Con un sospiro la principessa aggiunse: «Allora, che altro posso fare?»
«Puoi decidere di non essere dove si trova il principe.»
«Stai forse dicendo che dovrei lasciarlo?»
«Io non ti suggerisco un bel niente, ti dico solo che questa è una delle tue
possibili scelte.»
Incapace di trattenersi oltre, Vicky (La parte irrazionale dello inconscio) si mise a
urlare: «Non lascerò mai il principe, non rinuncerò mai a lui, e non lo lascerò
nemmeno perdere... mai e poi mai! Mi hai sentito?»
«Vicky, ti prego! Non ne posso più» strillò Victoria, levando le braccia al
cielo. «Vorrei tanto poter scappare via.»
«Non si può fuggire dai propri problemi così come non ci si
può allontanare dalla propria ombra.
Scappare non funziona mai, bisogna avvicinarsi» le spiegò Doc.
«È tutto così confuso, e le cose non vanno come immaginavo!
La mia intera esistenza sta andando a pezzi, e io non ho la forza per intervenire»
concluse la giovane donna, chinando il capo.
«Superando tutto ciò che hai vissuto finora, hai dimostrato invece di
possedere una grande forza.»
«Non mi sento per niente forte, anzi, sono esausta, e continuo a tremare e
avere lo stomaco sottosopra...»
«E continuerai a sentirti a pezzi, a tremare e avere lo stomaco sottosopra
fino a quando non deciderai se rimanere o andartene, e saprai accettare
qualunque decisione avrai preso.»
Dopo aver meditato sulle parole di Doc, Victoria riprese: «Ogni volta che
devo prendere una decisione importante, io...»
«Lo so, lo so» l’interruppe il gufo, porgendole la penna d’oca e la
pergamena che aveva appena tirato fuori dalla sua solita valigetta nera.
Sul lato sinistro la principessa scrisse: «Rimanere - elementi a favore», e
a destra mise invece: «Rimanere - elementi contrari».
Fissò per alcuni istanti il vuoto con aria pensosa, e iniziò poi a lavorare.
«Non dimenticare che lavora sodo all’ambasciata» la sollecitò Vicky.
«E che tutte le sere torna a casa da noi. E poi è bello, intelligente, divertente,
capace di aggiustare le cose; ci porta sempre a casa il brodo di pollo quando
siamo malate, ci ripete in continuazione che siamo le più belle del reame, e
ci coglie mazzi enormi di splendide rose rosse. E non dimenticarti di
aggiungere che...»
«Ti prego, Vicky! Se non stai zitta, non riesco a concentrarmi!»
«E allora smetti di esagerare i suoi lati negativi. Scommetto che ci sono in
giro un’infinità di principi peggiori di lui.
A me non sembra così malvagio.
Se riesci a sopportarlo, posso farcela anch’io.»
«È vero, possiede molte qualità» ammise la principessa, aggiungendo altre
voci all’elenco delle ragioni per restare; ben presto però la lista dei motivi
che la spingevano ad andarsene riprese ad allungarsi, facendo così
aumentare il panico di Vicky.
«Stai compiendo un grave errore. Come fai a essere certa che con un
altro principe le cose ti andranno meglio?
Magari finiremo per trascorrere il resto dei nostri giorni cercandone uno che ci
ami, e non lo troveremo mai!
Resteremo sole in eterno, e sarà tutta colpa tua!» gridò Vicky (parte emozionale
irrazionale di Victoria).
Nel giro di qualche minuto la principessa alzò lo sguardo, il viso bagnato di
lacrime.
«Doc, io lo amo ancora, anche se gli aspetti negativi sono più
numerosi di quelli positivi. E so che lui mi ama... mi riferisco al principe
vero e proprio, al principe Sorriso che vive nel profondo del suo essere...
Come posso andarmene?»
«L’amore fa star bene» dichiarò Doc. «In caso contrario, si tratta di un
sentimento ben diverso.»
«Ma lo sembra...»
«Se soffri più spesso di quando sei felice, vuol dire che non è amore, ma
qualcosa di differente che ti tiene intrappolata in una sorta di prigione, e
ti impedisce di vedere la porta verso la libertà, spalancata davanti a te.»
Più pensava di lasciare il marito, più forte era il legame che la univa a lui.
Dopo un lungo silenzio si rivolse a Doc, che stava aspettando la sua
decisione, e gli disse con voce tremante: «Mi rendo conto che devo
andarmene, ma dove...?»
«Puoi continuare a percorrere il Sentiero della Verità.»
«Vuoi forse dire che ci sono già stata?»
«Sì, hai iniziato a esplorarlo il giorno in cui ti ho dato la mia ricetta e tu
l’hai messa in pratica mettendoti a leggere il libro.»
«Per quale motivo non me ne sono mai accorta?»
«Spesso lo notiamo solo dopo averci camminato sopra per un bel pezzo:
non riusciamo infatti a vedere ciò che non siamo pronti a vedere.»
«Ho già imparato alcune cose a proposito della verità» commentò Victoria
in tono pacato. «Ed è che le favole non si avverano, e la certezza di vivere
per sempre felici e contenti non è altro che un sogno infantile.»
«Al contrario, le favole si realizzano, ma sono spesso diverse da come le si
può intendere in un primo momento.
Il tuo lieto fine ti sta aspettando lungo il sentiero.»
«Davvero?» esclamò lei, raggiante. «Una favola diversa?»
La principessa non aveva mai preso in considerazione la possibilità di vivere felice e
contenta anche senza essere salvata da un coraggioso e affascinante
Principe azzurro, arrivato al galoppo su uno stallone bianco, che se la
sarebbe portata via nella luce del tramonto.
Con un sospiro aggiunse:
«In passato ho creduto che la felicità mi stesse aspettando, e guarda invece dove
sono finita...»
«Sei dove ti trovi adesso.»
«E ti pare che nella mia situazione ci sia qualcosa di bello?» ribatté lei.
«Troverai la risposta a questa domanda sul sentiero.»
«Non voglio andarci da sola» lo supplicò Victoria dopo una breve
esitazione. «Puoi mostrarmi la via?»
«Lo farei, se solo potessi, ma ognuno deve trovare da solo il proprio
cammino.»
«Ho paura di perdermi.»
«Non saresti la prima a cui accade una cosa del genere» la tranquillizzò
Doc. «Ma non aver paura, il tuo cuore conosce la strada...»
«Il mio cuore vuole che io torni a casa. Sono convinta che comportarmi in
questo modo non abbia alcun senso.»
«La verità attribuisce un senso a ogni cosa.»
«Doc, tu che sei così saggio, di sicuro conosci ogni aspetto della verità:
perché non me lo spieghi, in modo che io non debba andarla a cercare?»
«Non si può mai imparare la verità da qualcun altro, occorre scoprirla da
sé.»
«E va bene» cedette la principessa con un sospiro dolente.
«Temo proprio
che dovrò andare a casa e ficcare in una borsa tutta la mia roba.»
«Hai già tutto ciò che ti serve, anche se non ne sei consapevole.
Ma fai pure come preferisci: io resto qui ad aspettarti, in modo da fornirti le istruzioni
dell’ultimo minuto.»
«Io non me ne vado da nessuna parte» strillò Vicky. «Non possiamo lasciare
il principe. Lo convincerò che lo amiamo e abbiamo bisogno di lui, così ci
prenderà tra le braccia e ci dirà che gli dispiace, che è stato tutto un grosso
errore... I suoi occhi brilleranno più di prima, e noi sapremo che quella
scintilla è ancora là per noi.
Coglierà splendide rose rosse in giardino, le
metteremo in ogni angolo del palazzo, e le cose torneranno ad andare per il
meglio. Victoria, ti prometto che questa volta andrà tutto bene. Mi faccio
una croce sul cuore, che io possa morire...»
«Mia povera piccola dolce Vicky, ormai è finita» ribatté lei con voce fioca.
«No, non è vero... non può essere! Non sarà mai finita, mai! Hai capito?»
strillò la piccola, ormai in preda all’isterismo. «Senza di lui io morirò!»
«Credimi, morirai se resti con lui... e sarebbe la fine anche per me.»
Ormai decisa, Victoria risalì in carrozza e si fece riportare a palazzo.
Giunta in camera sua, infilò il minimo indispensabile nella borsa da
viaggio, compresa una copia del Libro di ricette naturali della famiglia
reale. E poiché aveva imparato a farci affidamento, non dimenticò
nemmeno la Guida per vivere felici e contenti.
Victoria scese dalla carrozza, prese la borsa da viaggio e congedò il
cocchiere.
Si avviò lentamente verso la collinetta, consapevole che ogni
passo che faceva l’allontanava sempre più dal principe che aveva tanto
amato.
A un tratto scorse Doc che, con il solito cappello in testa, se ne stava
appollaiato su un ramo a suonare il banjo, cantando con voce calda e
suadente:
Non ho un palazzo, non ho un cavallo,
eppure vivo come un re.
Ho alberi verdi e cieli blu,
e questo potrebbe essere
un buon inizio anche per te.
«Davvero un bell’inizio! Io mi sento finita» commentò cupa la principessa.
«Mi risulta difficile credere che possa esserci qualcosa in cui sperare.»
«E invece c’è» ribatté Doc.
«Anche se in questo momento fai fatica a crederci, puoi aspettarti molto,
perché più grande è la sofferenza, maggiori sono le possibilità.»
«Quali possibilità?»
«In questo caso, di una splendida nuova vita. Oggi inizia la tua.»
«Io mi sento in maniera ben diversa» ribatté Victoria.
«Non vorrei comportarmi così, preferirei non essere costretta a farlo, ma so che
devo.»
«La capacità di fare ciò che è meglio quando è diverso da ciò che si
desidera è sinonimo di maturità» dichiarò Doc, posandosi a terra con grande
leggerezza. «Naturalmente, tutto ciò non semplifica affatto le cose.»
«È meglio che io inizi al più presto, prima di cambiare ancora idea.
Ma come posso percorrere un sentiero che non vedo nemmeno?»
«Guarda ancora, principessa.»
«E questo da dove arriva?» esclamò Victoria, sbalordita, indicando un
sentiero apparso all’improvviso davanti a lei, una via tortuosa disseminata
di sassolini che saliva su per una ripida salita, fino a svanire in lontananza.
«Come mai non l’ho mai visto prima?»
«In passato hai mai avuto veramente voglia di vederlo?»
«No, temo proprio di no» ammise lei, allungandosi per vedere meglio.
«Non riesco a capire dove finisca.»
«A dire il vero, non finisce affatto.»
«Ma se non riesco a tenere d’occhio la mia destinazione finale, come
faccio a sapere se sto avanzando o meno nella direzione giusta?»
«Ci sono i cartelli indicatori. Purtroppo la gente non li legge, e a volte è
difficile riconoscerli: per riuscire a individuarli devi guardare con la
massima attenzione.»
«Sembra tutto così difficile! Potrei farmi male, o perdermi, o tutte e due le
cose...»
«Ti è già successo, e sei sopravvissuta. Supererai anche quest’avventura»
la tranquillizzò Doc.
«Ho paura di non essere abbastanza forte... Diventerò troppo debole, e non
riuscirò ad andare avanti» gemette la principessa, sempre più spaventata.
«Al contrario: se superi numerose traversie, hai maggiori opportunità di
rafforzarti. Tieni sempre a mente ciò che ti ho detto a proposito del dolore e
delle opportunità.»
«Non ne sono troppo convinta... Quando ti ho detto che mi sarei messa in
viaggio, non avevo idea di quello che mi sarebbe capitato!»
«Nessuno si è mai sognato di dire che cercare la verità è facile.
Dovrai essere molte cose diverse: esploratrice, navigatrice, pioniere e chissà che
altro, perché il sentiero attraversa zone a dir poco impervie.
È risaputo che gli ostacoli abbondano: numerose trappole attendono il
viaggiatore ignaro,dai tappeti di ghiaia che ondeggiano e rotolano sotto i piedi
delle persone ai massi grandi come montagne e altrettanto inamovibili che
bloccano l'avanzata.
Il cammino verso la verità viene ostacolato da mille cose, alcune
piccole, altre più grandi.»
«Ehi, sembra il posto ideale per essere salvata» esclamò la principessa,
affrettandosi però ad aggiungere: «Immagino che il mio principe non
arriverà a soccorrermi all’ultimo minuto.
Ricordati di seguire il sentiero, qualunque cosa accada, e di cercare
la verità che ti aspetta in fondo a esso.
Non permettere a niente e nessuno di distoglierti dalla ricerca della verità che può
guarirti.
*********
Una massa di nubi nere dall’aria pesante coprì il sole, e il mondo della principessa
venne oscurato dal dubbio.
La giovane donna rabbrividì per la brezza gelida, colta di sorpresa dalla tempesta.
Victoria si mise a piangere. E più forte cadeva la pioggia, più copiose erano le sue
lacrime. .
La principessa era così sconvolta che non si accorse di ciò che stava
accadendo fino a quando un torrente di acqua in piena non la rapì e la
trascinò via lungo il sentiero, facendola rotolare, ruzzolare e precipitare,
sobbalzando in tutte le direzioni.
La principessa continuò a battere le mani e scalciare, chiamando qualcuno
che venisse a salvarla.
Si sentì risucchiare sul fondo del mare, e a un tratto
le parve di scorgere qualcosa in lontananza. Se solo fosse riuscita ad arrivarci...
Quando riaffiorò, vide che c’era ancora. Sembrava una sorta di nave, che
rollava avvicinandosi a lei. «Aiuto! Salvatemi!» si mise a gridare a gran
voce.
Continuò a chiamare, ma non le rispose nessuno, e quando l’imbarcazione
le fu abbastanza vicina, capì il perché: era una semplice barca a remi, molto
più piccola di quanto le fosse sembrato, e non c’era sopra nessuno.
Non appena le fu accanto, si aggrappò a un fianco e cercò con tutte le sue
forze di issarsi a bordo, ma era troppo debole. Se solo avesse potuto
riposare per un minuto, forse sarebbe riuscita a raccogliere le forze
necessarie.
Rimase quindi appesa prima con una mano, poi con l’altra.
Quando ebbe l’impressione di essersi ripresa a sufficienza, si inerpicò e
cadde all’interno.
Esausta, rimase immobile, sdraiata sul fondo della barchetta traballante, sopra a
due vecchi remi di legno.
Ma nonostante guardasse in tutte le direzioni, non vide altro che il mare oscuro e
agitato.
Il fondo della barca cominciò a riempirsi d’acqua che la principessa cercò
inutilmente di togliere con le mani, gettandola fuori di lato.
Quando calò la notte, la principessa stava ancora spingendo e remando con
quanta più forza possibile, anche se le braccia le facevano male. La barca
era quasi piena d’acqua.
Victoria continuò a remare in silenzio, e al mattino era così debole che non
riusciva a muovere le braccia. «Temo che stiamo per andare a picco»
sospirò, lasciando andare i remi.
«Temo che tu non faccia qualcosa per metterti in salvo» dice una voce
misteriosa.
«Ma è quello che ho cercato finora di fare... Ehi, ma tu chi sei? E dove ti
trovi?» chiese Victoria, guardandosi intorno.
«Aiuto! Ti prego, aiutami!»
All’improvviso affiorò una testa grigia e scintillante. «Salve» esclamò una
creatura dalle lunghe ciglia, che ricordarono alla principessa quelle del suo
amato consorte. «Io sono Dolly... Dolly il delfino.
Mi verrebbe da chiederti come stai, ma vedo che al momento non stai affatto
bene. Perlomeno hai i remi in barca, e questo non si può dire di molte altre
persone che ho incontrato nei paraggi.»
«Un delfino parlante! So che questi animali comunicano tra loro, ma non
immaginavo... E sei venuto a salvarmi, proprio per il rotto della cuffia!
Chissà perché ho sempre pensato che sarei stata salvata da un principe!»
«Nessuno può salvarti, mia cara, né io né un principe o chiunque altro.
È un fatto che spesso sfugge anche a chi è bravo a capire le cose.»
«Vorresti dire che mi lascerai annegare?» strillò la principessa, sbalordita.
«No, voglio dire che tu ti lascerai annegare, adesso o la prossima volta, a
meno che non impari a nuotare... tutto qui.»
E in quel preciso istante la pioggia smise di cadere.
«Andrò da questa parte» comunicò a Dolly.
E proprio allora apparve un lembo di terra. Victoria era sbalordita. «Ma da
dove è uscita? Prima non c’era!»
«C’era, c’era...»
«Allora per quale motivo non riuscivo a vederla?»
«Perché la paura e il dubbio ci impediscono di vedere ciò che è ovvio.»
«Vuoi dire che c’è sempre stata, ma io non la vedevo perché ero troppo
spaventata?»
«Sì: hai dubitato della risposta del tuo cuore.»
«Non capisco. Una volta Doc mi ha detto che non riuscivo a vedere il
Sentiero della Verità perché non ero ancora pronta a vederlo. Tu dici che
non vedevo la terra perché ero troppo spaventata e assillata dai dubbi.
Questo significa dunque che se non siamo pronti o siamo spaventati e
dubbiosi non riusciamo a vedere?»
«Esatto. E quando si è spaventati e dubbiosi, non si è pronti.»»
Scoprirà di aver fatto progressi così importanti da essere radicalmente cambiata…
“Ne hai fatta di strada” si complimentò Doc.
“Un tempo avevi bisogno di amare per sentirti bene.
Adesso puoi scegliere di amare perché ti senti bene!”
“La vita è difficile.
Alcune persone entrano nella nostra esistenza e ci lasciano la loro impronta sul cuore, trasformandoci completamente.
Ma a volte essere diversi da prima può rappresentare un miglioramento.”
“Com’è possibile che qualcuno stia meglio dopo essere stato ferito?”
“Non sei forse diventata più saggia per ciò che riguarda l’amore, imparando
finalmente a distinguerlo?
E non hai imparato molte cose in merito a chi sei e chi invece non sei?
Adesso sei in grado di fare affidamento sulla tua forza interiore, un potere che non sapevi nemmeno di possedere.”
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Una relazione con una persona tossica porta un danno neuronale simile a quello che sperimentiamo di fronte a stimoli che generano stress e ansia.
Questa esposizione allo stress (o alle persone tossiche), mantenuta nel tempo, provocherà danni irreversibili ai neuroni del cervello. ippocampo, un'area cerebrale chiave correlata a funzioni importanti come il ragionamento o la memoria.
"Le persone tossiche danneggiano la tua autostima, portano via la tua energia e danneggiano gravemente il tuo cervello".
In una relazione tossica c'è sempre una vittima e un istigatore, quindi meglio essere un sopravvissuto.
per IDENTIFICARLI:
Questa persona mi da energia o me la toglie?
Questa persona mi aiuta a raggiungere i miei obiettivi professionali?
Questa persona è arrogante con me?
È sensibile a quell'orgoglio?
Come mi sento quando mi allontano da questa persona?
Quali emozioni provo prima, durante e dopo averlo visitato?
È importante che tu stesso determini chi hai di fronte a te, come ti relazioni con questa persona e che, se è una relazione difficile, capisci perché lo fa, ed eviti di esserne influenzata
Capire, sì; giustificare, no.
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