giovedì 1 giugno 2023

L'albero dai frutti d'oro

 C'era una volta un imbroglione, che fu catturato e condannato a morte.

Chiese clemenza perché gli venisse salvata la vita e, per convincere i giudici, offrì un segreto sbalorditivo: il metodo per piantare alberi capaci di produrre frutti d'oro. La notizia giunse al Sovrano, il quale pensò che valesse la pena fare un tentativo.

L'imbroglione spiegò che era pronto a dimostrare la sua straordinaria capacità: gli sarebbero serviti soltanto un pizzico di polvere d'oro e una pala.

Il sovrano accettò:

"Ma, se non è vero, finirai nelle mani del boia!" disse.

Il mattino seguente, il re e tutta la sua corte, si ritrovarono nel giardino reale, per dare avio alle operazioni.

L'uomo si inchinò profondamente, davanti a tutti i nobili, e disse:

"Sua Maestà, signori tutti, vedrete voi stessi quanto è semplice.

 Io scaverò una piccola buca nella terra: vi metterò un pizzico d'oro e, per tre giorni,

verserò un secchio d'acqua. Il terzo giorno, l'albero spunterà e porterà tre

frutti d'oro che, a loro volta, potranno essere seminati e diventare altri

alberi, ognuno carico di frutti d'oro!"

"Allora!" si spazientì il re "smettila di chiacchierare, e semina l'oro! 

Se fra tre giorni da ora non vedrò i frutti d'oro, finirai sul patibolo!".

"Oh, sommo signore" piagnucolò il furbo imbroglione "non posso farlo io direttamente!

Tale segreto funzionerà solo a una condizione: la mano che seminerà l'oro, dovrà essere totalmente innocente e non aver mai commesso nulla di ingiusto! In caso contrario il prodigio non avverrà. 

Per questomotivo, come Sua Maestà potrà ben comprendere, non mi è possibile

utilizzare il segreto da solo, per me stesso. 

Ma, Sua Maestà è nobile e clemente, pertanto potrà compiere questo gesto".

Il re afferrò la vanga, ma gli venne in mente quello che aveva commesso durante l'ultima guerra in difesa del regno.

"Le mie mani grondano di crudeltà, compiute in guerra verso i nemici.

Renderei vana la magia. È bene che ci provi qualcun altro."

Il Sovrano fece un cenno verso il Ministro del Tesoro, ma questi, invece di avvicinarsi, si ritrasse.

"Oh magnifico sovrano, ti ho sempre servito fedelmente, ma una volta, una sola volta, mi è occorso un incidente increscioso nella camera del Tesoro:

un pezzo d'oro... ehm... mi è rimasto involontariamente in tasca, e così...".

"Va bene!" brontolò il re "sarà allora il mio incorruttibile giudice supremo, a impugnare la pala!"

Ma anche il giudice rifiutò, con un inchino:

"Volentieri lo farei, sire. Tuttavia, in questo momento, sta per iniziare un importante processo a cui non posso assolutamente mancare... Scusatemi!"

Il Re si voltò a destra e a sinistra, e vide che, piano piano, ministri, gentiluomini, consiglieri, e cortigiani, se l'erano squagliata.

Allora si mise a ridere e, rivolto all'imbroglione, disse:

"Me l'hai fatta, furbo delinquente! Grazie a questo tuo giochetto, ora so per certo che non esistono alberi che danno frutti d'oro, come non esistono uomini perfettamente innocenti 

Ho capito la lezione: prendi i tuoi soldi, vattene, e non farti mai più vedere!".

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