Italiano/English/Español
Un anziano maestro Zen, noto e molto rispettato nella sua provincia, ricevette la visita di un professore universitario, giunto fino a lui dalla lontana Inghilterra, con il chiaro intento di interrogarlo sulla spiritualità e sulle filosofie orientali.
La discussione tra i due uomini andò avanti per ore e il professore, strenuo sostenitore delle proprie idee e incapace di prendere in considerazione le tesi altrui, andava via via perdendo la pazienza.
Il maestro, serafico e imperturbabile, propose una pausa di riflessione e servì il tè.
Con stupore del professore, il maestro versò e versò, fino a colmare la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare, facendone traboccare la calda bevanda.
Il professore guardò il tè che usciva dalla tazza, formava una pozza sul basso tavolino e ne superava l'orlo, fino a cadere sul pavimento bagnandogli le scarpe.
A quel punto l'inglese non riuscì più a contenersi ed esclamò: “Siete davvero un povero stupido vecchio, e io che ho fatto tanta strada per perdere il mio tempo con voi.
La tazza è ricolma, possibile che vi rendiate conto non può contenere dell'altro tè?”, esclamò stizzito, fissando con astio l'anziano maestro.
Il monaco, senza smettere di versare il tè, alzò gli occhi verso il suo ospite e quieto disse: “Amico mio, come questa tazza, anche tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture.
Spiegarti nuove discipline di pensiero, mentre la tua mente è satura di pregiudizi, sarebbe come versarti dell'altro tè, mentre la tazza è già piena.
Come potrei mai insegnarti qualcosa di nuovo, magari proprio lo Zen, se prima non vuoti la tua mente?
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A Cup of Tea
Nan-in, a Japanese master during the Meiji era (1868-1912), received a university
professor who came to inquire about Zen.
Nan-in served tea. He poured his visitor's cup full, and then kept on pouring.
The professor watched the overflow until he no longer could restrain himself. "It is overfull. No more will go in!"
"Like this cup," Nan-in said, "you are full of your own opinions and speculations.
How can I show you Zen unless you first empty your cup?
--- Español ----
Una taza de té
Nan-in, era un maestro japonés durante la era Meiji (1868-1912).
En una ocasión recibió a un profesor universitario que venía a preguntar sobre el zen,
intrigado por la afluencia de jóvenes que acudían al jardín del maestro, que era admirado por su
sabiduría, por su prudencia y por la sencillez de su vida.
Nan-in sirvió té. Llenó la taza de su visitante y continuó vertiendo té.
El profesor observaba cómo la taza rebosaba hasta que no pudo contenerse.
“¿Nove que la taza está completamente llena? ¡Ya no cabe más!”.
“Como esta taza —dijo Nan-in—, estás lleno de tus propias opiniones y
especulaciones.
¿Cómo puedo enseñarte el zen a menos que primero vacíes tu taza?”.
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La mayorìa de los maestros enseñan lo que piensan.
los buenos maestros enseñan a pensar.
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Arrímate a aquellos que te enseñen a vaciarte de tus respuestas para liberar espacio para nuevas preguntas.
El trabajo más duro es pensar, por eso hay tan poca gente que se dedica a ello.
La vida nunca dejará de enseñarte mientras tú quieras seguir aprendiendo.
Aprender requiere consciencia para saber lo que no sabes, humildad para
reconocer lo que no sabes y voluntad de adquirir lo que no sabes.
Nadie es tan grande que no pueda aprender ni tan pequeño que no pueda enseñar
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Due monaci discutono su una bandiera del tempio che si increspava nel vento.
Uno disse: la bandiera si muove.
L'altro disse: è il vento a muoversi.
Continuano a discutere fino a quando,finalmente un terzo monaco interviene.
Egli disse loro: Non è la bandiera che si muove,nè il vento che sofia,ma è il
movimento delle vostre menti!
Un'interpretazione di questo koan gioca con la presunta saggezza dei litiganti,
col primo che afferma l'importanza del mondo esterno e il secondo che favorisce
una conoscenza più profonda deducibile da quel mondo.
Ma l'attaccamento dei ciascun monaco alla sua percezione lo rende cieco all'intuizione
dell'altro, e così facendo sfida un ideale buddista essenziale:
l'abolizione del pensiero binario.
Il terzo monaco identifica il loro conflitto come percettivo, entrambi monaci litiganti
non riescono a vedere il quadro generale.
Devi comprendere che non esiste nulla di assoluto e approfondire le circostanze della vita non solo attraverso le tue esperienze.
E' importante esplorare meglio gli accadimenti con occhi nuovi.
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Due monaci zen, Tanzan ed Ekido, stavano camminando lungo una strada resa
fangosa dalla forte pioggia.
Subito dopo una curva si accorsero di una bella ragazza a lato della strada in
procinto d’ attraversare.
La giovane indossava un kimono e una sciarpa di seta e, per paura di sporcarsi,
mostrava tutta la sua titubanza nell’attraversare la strada.
I due monaci si avvicinarono.
“Vieni ragazza.” disse Tanzan prendendola in braccio e portandola dall’altro lato
della strada.
Una volta aiutata la ragazza i due monaci proseguirono in silenzio nel loro lungo
viaggio.
Cinque ore dopo, in prossimità del tempio che li avrebbe ospitati, Ekido non
riuscì più a trattenere quel pensiero che da ore affollava la sua mente:
“Noi monaci non avviciniamo le donne” dice a Tanzan “e meno che mai quelle
giovani e carine. È pericoloso, perché mai l’hai fatto?”
Tanzan guardò Ekido e con molta calma rispose:
“Io ho lasciato laggiù quella ragazza ore fa. Tu perché la stai ancora portando?”.
Questo racconto ci insegna quanto sia grande l'importanza di vivere nel momento
presente, dato che esso è l'unica cosa che conta, poiché è l’unica sulla quale
possiamo esercitare potere.
“Vivere nel passato è quasi come vivere in una bara… è totalmente limitante,
e finisce con l’essere un coperchio sulla tua crescita.”
Le persone che vivono nel passato, piuttosto che attaccati al presente, perdono preziose forze ed energie dietro a qualcosa che è stato, qualcosa che ormai è immutabile, qualcosa che pur volendo, con tutte le proprie forze, non può essere cambiato, o ancora un attimo di felicità, il quale, per quanto lo si desideri non può essere nuovamente vissuto.
Rimanendo con lo sguardo fisso sulla strada percorsa, ci priviamo della possibilità
di costruirci un nuovo cammino, fossilizzandoci su questa dinamica,
si svilupperà in noi la credenza, sbagliata e contorta, di non poter rivivere più
momenti così felici come quelli passati, oppure di non poter porre rimedio a
quello che è stato il nostro vecchio io.
Vivi il presente, sii presente, con la testa fissa sul momento in atto.
zen mushotoku: senza scopo o spirito di ottenimento, che non vuole dire ignorare i frutti che realizziamo nella nostra vita, del nostro amore o lavoro, è la ricetta zen per il risveglio al qui e ora.
Quando facciamo le cose per quello che sono e non per quello che potrebbero portarci, l'ansia del futuro scompare, e tutte le nostre ansie derivano dall’incertezza del nostro futuro. Possiamo concentrarci completamente sul compito in gioco senza proiettarci verso un possibile successo o fallimento. Allo stesso modo, agendo senza scopo o spirito di profitto egoico, ci liberiamo dal passato.
In qualsiasi momento, non solo facciamo quello che dobbiamo fare, ma essendo completamente concentrati, lo facciamo nel miglior modo possibile.
Quindi non c'è più rimpianto o rimorso per come abbiamo agito, alleviamo ogni senso di colpa.
Senza scopo o spirito di profitto, possiamo vivere la nostra vita al massimo.
Ci vuole un po’ di adattamento mentale ed emotivo per ottenere la mente intorno a questa sensazione di vivere il presente e non nel passato o nel futuro dei risultati, è come quando si cammina in montagna che per quanto sia importante raggiungere la vetta la cosa più importante è camminare al meglio, è come metto il piede.
Il vero privilegio di vivere senza avere solo l’obiettivo davanti come “la carota o il bastone” è quello di avere mille opportunità creative, di avere una resilienza alla vita e una gioia all’essere e non solo al fare.
Abbi fede nel futuro
Vivi il futuro come una magnifica sorpresa, senza fare troppi piani, senza aspettarti per forza quella chiamata, quella notizia o quella famigerata idea, chissà ciò che la vita ti riserverà, sarà qualcosa a cui non hai mai nemmeno minimamente pensato e forse sarà proprio ciò a rendere la tua vita fantastica.
Impara dal passato, vivi nel presente e abbi fede nel futuro.
Occorre dedicare un po’ di tempo a noi stessi non solo in funzione di quello
che vogliamo fare, ma soprattutto di quello che vogliamo o vorremmo essere.
Uno dei modi più profondi per far sì che le nuove abitudini rimangano in noi
è iniziare a raccontare una nuova storia di te stesso.
Se continui a dirti quanto sei irascibile, nervoso, rabbioso a tutto quello che ti
circonda, ma desideri diventare molto più calmo, ti stai raccontando la storia sbagliata.
Come puoi aspettarti di andare avanti quando guardi costantemente indietro?
Quello è un lato di te stesso, ma inizia a guardare il lato luminoso, usa una
nuova mente.
Nello zen guardandosi allo specchio, dell’anima o dell’essere, si dice:
“Lui è me, ma io non sono lui”.
Non è facile, ma un po’ di silenzio di meditazione può aiutarti a non essere
sempre la stessa persona clone di te stessa.
La meditazione usando i racconti (kōan) ti fa scoprire nuove parti di te stesso,
così come la meditazione silenziosa, dove per un po' non ti giudichi e
non giudichi il mondo, ma apri una connessione profonda con te stesso.
La meditazione è semplicemente il tempo per te di conoscere te stesso, di stare con te stesso.
È tempo di sentire te stesso mentre i tuoi polmoni respirano e i tuoi battiti
cardiaci accompagnano il mondo fuori di te.
Meditare significa ascoltare e riconoscere il tuo chiacchiericcio mentale, o calmarlo.
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Una vez ocurrió que dos monjes iban viajando.
Cruzaron un río en una barca, y el barquero les dijo:
¿A dónde van? Si van a la ciudad que hay más allá de este valle, vayan despacio.
Pero el monje viejo dijo:
Si vamos despacio nunca llegaremos, porque hemos oído que las puertas de esa ciudad se
cierran después del atardecer; solo tenemos una o dos horas
como mucho, y hay una gran distancia.
Si vamos despacio, nunca llegaremos y tendremos que esperar fuera de la ciudad.
Además, el exterior de la ciudad es peligroso -hay animales salvajes por todas partes-, así que tendremos que darnos
prisa.
El barquero les dijo:
Está bien, pero según mi experiencia, aquellos que van despacio, llegan.
El otro monje escuchó eso.
Era un hombre joven y pensó:
No conozco esta parte del país y puede que este barquero
tenga razón, así que será mejor seguir su consejo".
Así que caminó lentamente, relajadamente, como si no fuera a ninguna
parte, sin prisas, dando un paseo.
El viejo se apresuró; empezó a correr. Llevaba muchas
escrituras a sus espaldas.
Así que se cayó: iba tan cansado,
cargando peso, viejo, con tal prisa, tan tenso, que se cayó.
El hombre que no tenía prisa simplemente caminó y llegó.
El barquero los estaba siguiendo y se acercó al viejo.
Estaba tumbado a un lado del camino; su pierna estaba rota y
sangraba.
El barquero le dijo: "Ya te había dicho que siempre
ha sido así: aquellos que caminan despacio, llegan; aquellos
que tienen prisa, siempre se las arreglan para tropezar en un
lugar u otro.
Estos lugares son peligrosos.
El camino es dificil y tú eres un hombre viejo.
Te lo había avisado, pero tú no me hiciste caso.
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